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Che cosa è il morbo di Crohn?

È una malattia infiammatoria cronica che può colpire l’apparato digerente dalla bocca all’ano, ma i tratti più frequentemente colpiti sono la regione ileale o ileo-colon (nel 35 interessa solo l’ileo, circa il 45 per cento l’ileo e il colon insieme e circa il 20 per cento soltanto il colon), mentre la ipresenta lesioni nel 25% dei casi. Solo nel 5% dei casi. Il morbo di Crohn interessa la parte alta dell’intestino nel 5% dei casi (esofago, stomaco, duodeno e digiuno). Poiche’ i sintomi di questa forma sono simili ad altre forme patologiche, come il colon irritabile e la rettocolite ulcerosa, è piuttosto difficile la sua diagnosi. Essa compare più comunemente tra i 15 e i 25 anni d’età, e ha una prevalenza equivalente tra uomini e donne.

Che cosa provoca il morbo di Crohn?

Molte teorie sulle cause del morbo di Crohn sono state proposte ma nessuna è stata provata. In condizioni normali la risposta immunitaria dell’intestino è caratterizzata da un equilibrio tra fattori proinfiammatori e antinfiammatori. Nella mucosa dei persone con la malattia di Crohn il bilanciamento tra questi due sistemi non è regolato, di conseguenza il normale equilibrio è spostato verso uno stato di infiammazione cronica, anche a causa dell’eccessiva presenza di mediatori dell’infiammazione, chiamati citochine, tra cui il cosiddetto fattore di necrosi tumorale o TNF alfa.

Quali sono i sintomi che il morbo di Crohn può provocare?

I sintomi descritti qui di seguito possono essere più o meno intensi e l’insorgenza può essere improvvisa o lenta e subdola in relazione alle varie localizzazione della malattia, al grado d’infiammazione del tratto interessato ed alle eventuali complicanze intestinali ed extraintestinali. I più comuni sono: dolore addominale, spesso localizzato alla regione inferiore destra e diarrea, talvolta solo una dolorabilità addominale. Può essere osservato inoltre sanguinamento dal retto, perdita di peso, artrite, problemi cutanei, ragadi, fistole o ascessi perianali e febbre. La perdita di peso, deperimento, mancanza di appetito e debolezza generale sono manifestazioni cliniche comuni del morbo di Crohn; molti persone possono tuttavia giungere dal medico con un quadro di addome acuto, che può simulare un’appendicite acuta.

Quali sono le indagini utili per la diagnosi di morbo di Crohn?

Per la diagnosi di morbo di Crohn sono indispensabile una visita clinica e l’esecuzione di alcuni esami diagnostici. Gli esami del sangue potrebbero mostrare un’anemia, che potrebbe indicare un sanguinamento nel tubo digerente. Può essere inoltre riscontrato un elevato numero di globuli bianchi, che non è un segno specifico, ma che dimostra comunque uno stato infiammatorio non localizzato. Altre ulteriori informazioni possono essere un aumento della VES e della proteina C reattiva, un’alterazione elettrolitica in relazione alle perdite di liquidi attraverso la diarrea, la riduzione dell’albuminemia. Altre informazioni utili possono acquisite con l’analisi chimico-fisica delle feci, la ricerca di sangue occulto, il dosaggio anticorpi anti-Tg, l’esame parassitologico delle feci (ricerca di Yersinia Enterocolitica). Esami diagnostici per la localizzazione della malattia sono la radiografia dell’apparato digerente con l’assunzione per via orale di bario (un mezzo di contrasto). Un’altra indagine diagnostica è rappresentata dall’endoscopia digestiva (esofagogastroduodenoscopia, sigmoidoscopia, pancolonscopia) durante la quale possono essere eseguite biopsie.

Quali complicanze possono presentarsi con il morbo di Crohn?

La complicanza più frequente è rappresentata dalla occlusione intestinale. Altre complicanze intestinali più comuni sono l’insorgenza di fibrosi intestinale e la formazione di fistole (queste ultime compaiono nel 6 per cento circa dei persone). Circa il 15 per cento sviluppa complicanze anali (fistole, ragadi o ascessi) entro cinque anni dalla diagnosi. La fistola è definita come una comunicazione anomala tra due superfici rivestite da epitelio. La comunicazine avviene tra due parti del tratto gastrointestinale od organi adiacenti nelle fistole interne (per esempio fitole enterocolicheo colovescicali). Una fistola esterna (per esempio fistole entero-cutanee o rettovagnali) coinvolge la cute o un altro epitelio superficiale esterno. Esistono inoltre delle manifestazioni extraintestinali legate al morbo di Crohn. Queste includono sia complicanze che in genere seguono l’andamento della malattia, sia disturbi che sono ad essa associati ma che hanno un decorso indipendente: la spondiloartrite (spondilite anchilosante e sacroileite), l’artrite periferica; le manifestazioni cutanee (eritema nodoso e pioderma gangrenoso), le infiammazioni oculari (uveiti o sclerocongiuntiviti) e la colangite sclerosante primitiva. La malattia può provocare inoltre complicanze legate all’alterata funzione intestinale: la colelitiasi, la nefrolitiasi, le infezioni del tratto urinario, specie in presenza di fistolizzazioni all’interno del tratto urinario, l’idrouretere, l’idronefrosi, per compressione dell’uretere, il malassorbimento e l’ipercoagulabilità. Se il morbo di Crohn compare nei bambini è piuttosto comune un ritardo nella crescita e nella maturazione sessuale. Infine, una malattia di Crohn di lunga durata può essere associata all’insorgenza di adenocarcinomi del tratto gastrointestinale e, più raramente, di linfomi. I persone con morbo di Crohn possono presentare diversi gradi di gravità della malattia. Il decorso solitamente è caratterizzato da periodiche riacutizzazioni alternate a fasi di remissione. In assenza di una misurazione standard del grado di attività della malattia, la gravità viene stabilita sulla base di parametri clinici, manifestazioni sistemiche e in base all’impatto generale della malattia sulla qualità di vita del persona. La malattia di Crohn ha infatti un impatto negativo sul benessere fisico, sociale ed emotivo; tuttavia in molti casi si ha una buona risposta alla terapia, che consente ai persone un buon adattamento

Qual è trattamento per il morbo di Crohn?

Poiché non sono disponibili terapie curative per la malattia di Crohn, l’obiettivo principale del trattamento è l’attenuazione dei sintomi. Il trattamento è rappresentato dalla terapia medica, supporto nutrizionale, terapia chirurgica o una combinazione delle tre opzioni. La terapia medica è utilizzata per indurre e mantenere la remissione della malattia. La terapia chirurgica è riservata a indicazioni specifiche descritte più avanti. Il supporto nutrizionale, sotto forma di regimi parenterali incisivi o, se necessario, di nutrizione parenterale, viene utilizzato per trattare la malnutrizione, condizione comune nelle persone con morbo di Crohn. Il trattamento del morbo di Crohn varia in relazione alla localizzazione ed alla severità della malattia, delle complicanze e a come la persona ha reagito alle precedenti terapie somministrate. Molte persone hanno lunghi periodi di remissione, talvolta anni senza accusare alcun sintomo. Comunque, purtroppo, la malattia è caratterizzata da diversi episodi di riacuttizazzione durante la vita della persona. Il motivo di questo atteggiamento della malattia non è noto. Poter ipotizzare il momento della riacutizzazione o della quiescenza non è possibile. Comunque la malattia di Crohn necessita di controllo medico per lungo tempo per monitorizzare la malattia.

Terapia medica

Numerosi farmaci possono essere utilizzati:

antiinfiammatori: molte persone ricorrono, per lo meno inizialmente, a questa categoria di farmaci. Sono farmaci che possono essere assunti per via orale o mediante clisterini. Possono avere degli effetti indesiderati come nausea, vomito, febbre, diarrea e cefalea;

antibiotici: hanno un ruolo aggiuntivo nel trattamento delle complicanze infettive associate alla malattia di Crohn. Sono utilizzati anche per per trattare persone con malattia perineale, fistole enterocutanee, e malattia colica attiva; cortisonici o steroidi: detti anche corticosteroidi offrono effetti molto evidenti. Viene di solito utilizzati nelle fasi acute nelle terapie di attacco. Possono causare diversi effetti indesiderati compresa la maggiore possibilità di contrarre infezioni; – immunosoppressori: questo tipo di farmaci svolgono la loro azione bloccando le cellule che partecipano alla reazione immunitaria che partecipa e contribuisce all’infiammazione. Questo tipo di terapia può avere degli effetti indesiderati come nausea, vomito, diarrea e la possibilità di contrarre facilmente infezioni. Qualora fosse instaurata un’associazione tra immunsoppressori e corticosteroidi la dose di quest’ultimi sarà minore. Alcuni studi hanno mostrato che la terapia con immunosoppressori aumenta l’efficacia di corticosteroidi;

infliximab: è il primo di una classe di farmaci che blocca la risposta infiammatoria. In America quetso tippo di farmaco è stato approvato per la terapia delle forme moderate e severe che non rispondono alla terapia medica standard (antiinfiammatori, corticosteroidi, immunosoppressori) e per il trattamento delle fistole aperte. Sono necessarie però ulteriori ricerche per poter definire meglio l’importanza di questo farmaco nel trattamento del morbo di Crohn;

antidiarroici: diarrea e dolori addominali sono sintomi molto frequenti quando è presente infiammazione. L’uso di farmaci antidiarroici possono essere utilizzati. Terapia nutrizionale La terapia nutrizionale viene consigliata dai medici in particolare per i bambini affetti da morbo di Crohn in cui la crescita molto frequentemente risulta ridotta. Vengono preferite soluzioni ipercaloriche. Uno scarso numero di persone possono beneficiare di una iperalimentazione per via endovenosa per brevi periodi, in quelle persone che non possono ingerire alimenti. Non sono noti alimenti che possono causare il morbo di Crohn, però in qui pazienti in cui è nota la presenza del morbo di Crohn viene consiglato di evitare, alcool, cibi piccanti, latte prodotti del latte che possono incrementare la diarrea ed i crampi.

Terapia chirurgica

Circa il 70-80% delle persone affette da morbo di Crohn richiede, prima o poi nel corso della propria vita, un intervento chirurgico. La chirurgia diventa necessaria quando esiste una resistenza alla terapia medica quando cioè la terapia medica non riesce a controllare i sintomi o quando si presentano complicanze come l’occlusione intestinale, la perforazione, gli ascessi o il sanguinamento intestinale. Durante l’intervento devono essere attentamente osservate di tutte le anse intestinali. La presenza di malattia attiva è suggerita dall’ispessimento della parete intestinale, dalla riduzione del lume, dall’infiammazione della sierosa, dall’ispessimento del mesentere. Il trattamento chirurgico porterà alla rimozione di una porzione di intestino che aiuterà la persona affetta da morbo di Crohn, l’intervento non è comunque curativo rispetto la malattia ma curativo nei confronti della complicanza. Pertanto le persone affette da morbo di Crohn nella loro vita si sottoporranno più di una volta ad intervento chirurgico. Per tali motivi ormai in questo tipo di patologia l’obiettivo del chirurgo è quello di limitare l’estensione delle resezioni per cercare di evitare quanto più possibile la sindrome dell’intestino corto. Dagli anni ’90 con l’avvento della chirurgia laparoscopica questa tecnica è stata utilizzata con successo in questa patologia non solo sotto il punto di vista terapeutico ma anche per la diagnostica e soprattutto quella differenziale (non è raro il riscontro di una patologia infiammatoria dell’ileo terminale durante intervento effettuato per presunta appendicite). La tecnica laparoscopica di difficile esecuzione soprattutto in un contesto come la malattia di Crohn deve essere eseguita da chirurghi particolarmente esperti di tale tecnica. Le persone affette da questa malattia giustamente hanno bisogno di un numero importante di informazioni che possono essere date dalle singole componenti che agiscono durante la cura della malattia.

Queste informazioni possono acquisite presso i centri di cura direttamente oppure collegandosi al seguente sito:

 

Il morbo di Crohn può essere controllato con la dieta?

Nessuna dieta viene considerata efficace per il controllo o per il trattamento del morbo di Crohn. Anche se non si hanno basi scientifiche, si è visto che eliminare alle persone affette da morbo di Crohni cibi che danno problemi e irritazioni, è un buon metodo per mantenere in remissione la malattia. Altro fattore da tener presente è l’aumentato fabbisogno di sostanze antiossidanti in persone affette da morbo di Crohn. Infatti lo stato infiammatorio causa una maggiore richiesta in antiossidanti. Durante le fasi di riacutizzazione dovrebbero essere eliminate le fibre e diminuito o meglio se eliminato l’apporto di lattosio. Meglio se vengono impiegati cibi liquidi o semisolidi. Nelle persone colpite da morbo di Crohn è frequente riscontrare l’anoressia, causata dai dolori all’addome, dal senso di nausea e dal vomito di cui sono affette la maggior parte delle persone. Molto utile risulta essere la nutrizione entrale, che permette di eliminare gli antigeni alimentari e la modificazione delle flora intestinale. La nutrizione enterale è preferibile per il trattamento della fase acuta del morbo di Crohn, mentre la nutrizione parenterale, la quale mette a riposo l’intestino è più indicata nelle fasi acute di Rettocolite Ulcerosa. Alimenti utili nelle malattie infiammatorie croniche sono quelli ricchi in omega 3 (azione antinfiammatoria), glutammina (nutrimento per le cellule intestinali), probiotici, acidi grassi a corta catena e prebiotici (sono il nutrimento della flora intestinale). È importante che le persone affette da morbo di Crohn assumano, in relazione allo stato nutrizionale, vitamine solo in relazione alla valutazione ed alle richieste del medico.

 

Lo stress può peggiorare il morbo di Crohn?

Non esistono evidenze che lo stress possa provocare il morbo di Crohn. È frequente peraltro che le persone affette da morbo di Crohn abbiano un incremento dello stress nella loro vita in relazione allo stato di malessere. Per quelle persone che riescono a mettere in relazione il loro stato di ansia e stress con il peggioramento dei sintomi relativi al morbo di Crohn, l’uso di tecniche di rilassamento, come per esempio rallentando il respiro, ed avendo particolari attenzioni nell’alimentazione e impiegare una sufficiente quantità di tempo dedicato a dormire, sembrerebbe avere degli effetti positivi sulla sintomatologia.

È sicura la gravidanza per le donne affette da morbo di Crohn?

Quando il morbo di Crohn è attivo al momento del concepimento, il rischio di aborto spontaneo o di parto prematuro è presente. Al contrario quando l’inizio della gravidanza avviene in fase di “calma”, periodo in cui le possibilità di gravidanza sono maggiori, non sembra che questo rischio sia superiore a quello della popolazione normale: più di 9 donne su 10 hanno una gravidanza ed un parto normale. Il morbo di Crohn non favorisce il sopraggiungere di malformazioni congenite. Il rischio di morte del feto e del neonato aumenta con l’aumentare dell’attività della malattia durante la gravidanza. È auspicabile perciò, per ridurre il rischio di complicanze fetali che la malattia sia inattiva nella fase del concepimento. Il rischio di nascita prematura è 2-3 volte più elevato in pazienti con morbo di Crohn sia prima, sia dopo la 32a settimana. Durante la gravidanza non è aumentato il rischio di riacutizzazione del morbo di Crohn, ma la malattia, attiva al tempo del concepimento, dà un più alto rischio di sintomi persistenti e recidive durante la gravidanza. Molte recidive insorgono durante il primo trimestre, tutto questo può essere collegato in parte alla sospensione dei farmaci per il mantenimento della malattia. Questo giustifica una sorveglianza ostetrica in questa situazione più stretta che in una situazione normale (consulti, ecografie ripetute più spesso).